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«Venite e vedrete», il senso vero del nostro credere

Il commento al vangelo della II Domenica T.O. (17 gennaio 2021) a cura di monsignor Giacomo D'Anna.


Con la festa del Battesimo del Signore si conclude il Tempo liturgico del Natale ed entriamo nel Tempo ordinario. La Parola di Dio di questo periodo ci fa seguire Gesù che durante il suo ministero pubblico percorre le vie della sua terra per annunciare il Regno.

La spiritualità del Tempo ordinario non ci fa celebrare un mistero particolare della vita di Gesù (incarnazione, passione, morte, risurrezione), bensì il quotidiano scorrere della sua vita terrena in un clima di ordinarietà e semplicità, indicando in questa tipologia lo stile stesso della vita cristiana, fatta non di cose eclatanti e straordinarie, ma comuni, feriali. Non la spiritualità allora dei grandi mistici e teologi, ma quella di gente semplice, che intende mettersi alla sequela di Gesù, nella ricerca della verità. dell’essenzialità della salvezza. Ed è proprio di ricerca che ci parla di liturgia della parola di questa seconda domenica del Tempo ordinario, attraverso ancora la testimonianza di fede del Battista, del precursore, intento nella missione di preparare la via dell’incontro con il Signore. Giovanni compie proprio un segno indicativo verso il vero Messia, un gesto non di chi punta il dito per accusare, ma per mostrare il vero Maestro, l’unico da seguire in modo esclusivo e definito come l’agnello di Dio. In questa espressione, che riascoltiamo ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia, prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo, abbiamo l’allegoria dell’agnello, già abbondantemente presente nel Vecchio testamento, come immagine di colui che si carica di tutti i nostri peccati e debolezze, di colui che è disposto a pagare per tutti il prezzo del nostro riscatto. È Gesù il vero agnello immolato, l’unica vittima immolata per la nostra salvezza e dunque il nostro unico Signore e Salvatore. Nel cuore di ogni uomo è iscritto il desiderio della ricerca. «Che cercate?», domanda il Battista a coloro che lo seguivano. La ricerca non indica qualcosa di astratto o di sentimentale, ma un atteggiamento concreto, personale. È qualcuno (una persona), non qualcosa che l’uomo desidera trovare. Qualcuno da poter conoscere, frequentare, amare e seguire, legando a lui il suo cuore per sempre. A chi esprime il desiderio della ricerca, «Maestro dove abiti?», Gesù risponde non con l’indicazione toponomastica di una strada, non con la consegna di un bigliettino da visita, ma con l’invito diretto e inequivocabile a stare con lui, a dimorare con lui, espresso mediante la semplice e coinvolgente espressione «venite e vedrete!». In questi due ultimi verbi è condensato il senso vero della nostra fede, del nostro credere. Non si tratta dell‘accoglienza di una dottrina, di un dogma, di un’idea astratta, ma di una persona viva e vera da amare e seguire nella propria vita, per sempre. Per conoscere e incontrare Gesù, senso vero e appagante di ogni ricerca e di tutta il proprio esistere, bisogna a andare e vedere non per pura curiosità, ma per il desiderio di stare e di condividere con lui assolutamente tutto. Dimorare con lui significa fare esperienza di una vera e propria relazione d’amore, che non si accontenta di puro sentimentalismo o di belle parole, ma di un autentico incontro fatto di un “tu per tu” che porti nella vita pace, gioia e consolazione durature. L’incontro con Cristo, momento culminante di una ricerca non sempre facile e scontata, non produce una reazione di sterile appagamento e immobilismo, come se il discepolo dovesse vivere una felicità da custodire gelosamente nei propri ricordi (memoria) o nel proprio cuore (sentimento), ma l’impegno di condividere con gli altri la gioia dell’incontro col Maestro, da estendere a tutti quelli che incrociamo sul nostro cammino. A cominciare dai più vicini, dal nostro prossimo, in famiglia, nel condominio, sul posto di lavoro i in tutti gli ambienti di vita quotidiana. È a questi fratelli che siamo chiamati a ripetere anche noi con gioia ed entusiasmo «Abbiamo trovato il Messia!», a dire con coraggio e senza esitazione «venite e vedete» anche voi. Facciamo nascere in noi spontanee e gioiose espressioni del tipo: «Gesù ti chiama, ti cerca, ti aspetta», non come semplici slogan pubblicitari in vista di un maggiore proselitismo, ma come inviti indispensabili per far nascere e incrementare la gioia del vangelo (Evangelii gaudium) che, come dice papa Francesco, «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù».

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