di Don Simone Vittorio Gatto
Come da tradizione ormai consolidata, nel primo giorno del mese di novembre, la Chiesa ricorda in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi. È un momento importante, nel quale, come comunità cristiana, ci impegniamo a guardare in modo più attento ai doni di Dio, riconoscendo come, dalla nostra unione con Lui, il tre volte Santo, ci giungano tutte le grazie necessarie per una vita che profumi di eternità.
È in questo rapporto intimo con Dio che ciascuno di noi trova salvezza; privi di questo legame saremmo un tralcio separato dalla vite, destinato a seccare e morire (Gv 15,6). A dare conferma di questo legame, necessario ed esclusivo, vi è anche la Prima lettura di questo giorno, tratta dal Libro dell'Apocalisse, dove, mediante l'immagine del sigillo posto sui salvati, si professa sinceramente che solo in Dio c'è vita eterna e resurrezione "perché la salvezza appartiene al nostro Dio”.
Il racconto, infatti, ci presenta come, solo nel Signore, l'esperienza drammatica della persecuzione e della morte si aprano a una realtà nuova, misticamente significata dal candore della veste consegnata a quelli che "sono passati dalla grande tribolazione".
Come ben sappiamo, il percorso dell'uomo sulla terra è prevalentemente un cammino affannoso, segnato dalla compagnia della croce da portare; tuttavia, la presenza del Signore si fa espressione certa di consolazione e prossimità, anche laddove il padre e la madre arrivino a dimenticarsi del loro stesso bambino (cfr. Is. 49,15).
Dio rimane fedele all’opera delle sue mani, ci ha fatti per Lui e ha desiderio che in noi si esprima la santità per il fatto stesso che Egli è Santo (cfr. Lv 19,2). La santità, infatti, è tanto dono che ci giunge dall’alto, mediante il Battesimo, quanto adesione personale all'invito di Gesù contenuto nel Vangelo di Matteo: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro" (Mt. 11,28).
La santità, ancora, è risposta convinta a una lotta che dura dall'alba al tramonto e che ci vede determinati verso un orizzonte chiaro: quello della piena adesione a Dio! Un'espressione significativa di questa appartenenza, che è già vittoria sull’oggi, perché è unione al Signore della vita, la troviamo nella pagina delle Beatitudini dove Gesù non lascia lo sguardo dell'uomo fissato sulla condizione del momento ma lo orienta verso una condizione futura della quale sono già in atto i processi e visibili i frutti. Per questo sono considerati beati coloro che piangono, perché a loro è data la possibilità di essere consolati. E per questo sono lodati, come beati tra gli uomini, gli operatori di pace e i misericordiosi, perché l'essere chiamati figli di Dio, così come il fare esperienza di misericordia, è una ricompensa che vale la pena di sospirare, seppur nel condizionamento di momenti affannosi.
La santità, in quanto battezzati, uniti misticamente a Cristo, è una condizione che ci appartiene da sempre. Non è qualcosa che abbiamo acquistato da noi, ma che Lui ha acquistato per noi, e che ha il prezzo della Sua vita donata.
Rimanere in Lui è principio e fine della nostra stessa esistenza. I Santi lo avevano compreso così bene da preferire la morte all'apostasia e una vita di stenti ai piaceri del momento.
La santità si nutre di questo rapporto di comunione costante con Dio, rendendoci separati dal mondo, non nel senso di indifferenti al mondo, ma secondo il criterio evangelico: nel mondo ma non del mondo (cfr. Gv. 17,14).
La santità, infine, si nutre di questo rapporto con Dio, dal quale riceviamo grazia e ristoro, e che, mediante la fede, fa scaturire in noi sorgenti d'acqua che zampillano per la vita eterna (Cfr. Gv. 7,38). Per questo ci sono necessari la Parola di Dio e i Sacramenti, in modo particolare quelli della Penitenza e dell'Eucaristia.
Se nel perdono, infatti, troviamo il senso del ritorno a casa, dove il Padre ci attende per fare festa, è nell'Eucaristia che, gustando il sapore buono e familiare del pane, dove Cristo si dona, accogliamo la gloria del cielo, del quale impariamo a conoscere l'altezza, l'ampiezza e la profondità.
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