- di Mons. Giacomo D'Anna -
Carissimi nel Signore,
Anche quest’anno la Liturgia ci invita a vivere con impegno ed entusiasmo il tempo forte dell’Avvento, che come sapete, è il tempo che ci prepara ad accogliere Gesù nella celebrazione del Santo Natale. Esso è dunque essenzialmente tempo di attesa, tempo di speranza. Mai come in questo triste momento della storia dell’umanità, sentiamo forte il bisogno di riscoprire l’importantissima virtù della speranza, “per risollevare il capo e convincerci che la nostra liberazione è vicina” o se volete la speranza che, “un giorno tutto questo passerà”. Mi ha molto edificato la testimonianza di una bella mamma, una delle poche che, nonostante la pandemia, non è venuta meno nell’impegno cristiano, sentito forte e vitale per lei e serenamente trasmesso alle proprie figliolette, di essere sempre presente la Domenica a Messa, e che così ebbe a dirmi qualche giorno fa in sacrestia: “don Giacomo, io dico sempre alle mie figlie, non vi preoccupate, preghiamo, abbiamo fede, perché prima o poi “questa cosa finirà”. È un momento brutto – continuava lei - che ci sta facendo molto soffrire, ma quello che conta è che non durerà per sempre, ma che “presto tutto finirà!”. Quanta fede! Quanta speranza! Quanto amore! Parole che suonano certamente molto più belle e più vere del famoso “Andrà tutto bene!”. Grazie mamma buona, grazie mamma bella, che hai riempito il cuore di speranza e di conforto, non solo delle tue piccole, ma anche del tuo prete, anche lui non meno esente del cadere alla tentazione dello scoraggiamento e della sconforto.
La nostra speranza allora ha un volto, ha un nome, si chiama Gesù, Colui che viene, non per punirci, condannarci e castigarci, anche se un pochino dai, non possiamo negarlo, ce lo meritiamo, ma viene per liberare, salvare e amare. Ma la speranza cristiana non è un dono che noi possiamo comprare nei nostri negozi o nei nostri supermercati, in questo periodo natalizio, naturalmente di nuovo riaperti alla grande e frequentati abbondantemente, senza alcuna paura di contagio, ma è un regalo di Dio, che Lui vuole fare, con la gratuità e la generosità di sempre. Ma si può fare un regalo a chi non lo desidera, a chi non lo attende, a chi non lo chiede, a chi non lo considera e calcola per niente? Finirebbe come tanti nostri regali ricevuti, scartati in fretta, ammirati magari per un secondo e poi gettati nel dimenticatoio dei nostri armadi pieni zeppi di cianfrusaglie. Ecco perché la speranza cristiana va alimentata da una fede ardente e operosa e da una carità generosa e concreta. Come pretendere di avere speranza, e quindi di non cadere in quella disperazione e depressione, sempre così minacciosa e presente nella vita di molti di noi, senza una vita incentrata su Cristo, presente nell’Eucaristia, nella Parola e nei Sacramenti che la Chiesa a piene mani sempre elargisce a tutti i suoi figli, nonostante le difficoltà e le prove di alcuni periodi terribili come quello presente, che da svariati mesi segna quest’anno 2020, grazie a Dio, ormai quasi alla fine, come uno dei più tristi e funesti della nostra storia?
Il nuovo anno liturgico si apre con una bella novità il dono della nuova edizione del Messale Romano, sapientemente presentato alla nostra parrocchia da Mons. Angelo Casile, qualche giorno fa, il quale ci ha ricordato che “esso è innanzitutto un evento destinato a rilanciare la pastorale liturgica e soprattutto eucaristica nelle nostre comunità, non solo ma principalmente nella nostra vita spirituale privata”. Ecco perché l’Avvento e dunque l’anno liturgico inizia con un appello forte alla spiritualità e alla preghiera personale e comunitaria. In fondo le due novene dell’Immacolata e del Natale a che servono? Perché si fanno? Per chi si fanno? Solo se non fuggiamo per paura dalla Chiesa, solo se non disertiamo per codardia dagli incontri liturgici e solo non disattendiamo per egoismo dai nostri doveri di carità verso i fratelli poveri e bisognosi potremo crescere nella fede, nel speranza e dell’amore per Dio e per il prossimo.
Con l’Avvento proviamo a fare un ennesimo tentativo ed iniziare gli incontri “in presenza” con i bambini dei sacramenti. Nella speranza di non dover fare per l’ennesima volta “dietro front”. Da qui l’appello ai ragazzi dei nostri gruppi di confessione e comunione e agli adolescenti della cresima, alla partecipazione in primis alla messa domenicale e poi a qualche piccola lezione in presenza e non più solo “online”.
Nel programma troverete anche due scelte azzardate, con lo scopo proprio di sostenere la speranza non solo a parole e virtualmente, ma anche concretamente, con qualche piccolo evento, che certo non pretende e non prevede la partecipazione di grossi numeri di persone, ma che certamente è già un segnale molto indicativo del desiderio di voler ripartire davvero con i fatti e guardandoci negli occhi, che certamente nessuna mascherina può coprire e offuscare. Questi due eventi sono: la presentazione del libro dei 25 anni di comunità, “Insieme nel tempo per fare Chiesa”, già mandato in stampa dal mese di giungo scorso e che se Dio vuole faremo mercoledì 23 dicembre, in un incontro che si terrà in chiesa, nella quale potremo anche scambiarci di presenza, senza per questo abbracciarci e baciarci, gli auguri per le festività natalizie e poi domenica 27, Festa della santa Famiglia, un “oratorio” con canti musicali (un modo particolare per non usare l’altisonante parola “Concerto di Natale”), che insieme al nostro amico maestro Joseph D’Errigo, faremo sempre all’interno della nostra artistica chiesa, perché attraverso le arie e i tradizionali canti natalizi, possiamo dar un piccolo contributo per creare, anche qui concretamente e non solo virtualmente, con dei piccoli eventi/fatti, ma tangibili, un’atmosfera più natalizia, che proprio per questo non può non essere, un’atmosfera di pace e di serenità, ma soprattutto di comunione e di fraternità.
Auguri allora, carissimi amici, per un fecondo e gioioso tempo di Avvento che ci conceda poi di vivere cristianamente un felice Natale e per un anno 2021 più prospero, più sereno, più bello.
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