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La commemorazione di Gennaro Musella vittima della mafia


Lunedì 2 maggio alle ore 11.00 nella nostra Chiesa Santuario san Paolo alla Rotonda si è svolto un evento veramente interessante ed eccezionale: la commemorazione del 40.mo anniversario dell’omicidio di Gennaro Musella, vittima della criminalità organizzata. A ricordarlo è stato don Luigi Ciotti, fondatore della nota associazione anti-mafia, Libera, nel corso di una celebrazione eucaristica a lui dedicata, presente oltre al nostro parroco, Mons. Giacomo D’Anna, il già Vicario Generale della limitrofa Diocesi di Oppido-Palmi, Mons. Pino De Masi. Nell’artistica chiesa della Rotonda accanto alla figlia Adriana, sono presenti studenti, associazioni, istituzioni. Sui banchi della chiesa le gerbere gialle, fiore simbolo della lotta alla mafia e alla ‘ndrangheta. Particolarmente significativa è stata l’omelia di don Ciotti, che più volte ha rivolto ai giovani presenti, ma anche a tutti gli intervenuti, l’importanza di ribadire e gridare il proprio NO a tutto ciò che va contro la legalità e la giustizia. Ma chi era Gennaro Musella?

Gennaro Musella nacque a Salerno ma dagli inizi degli anni '70 si era trasferito con la sua azienda edile in Calabria, a Bagnara, impegnato nella realizzazione di opere marittime.

La sua impresa edile tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta divenne la seconda per grandezza del Sud Italia: sue le opere a protezione del litorale di Verbicaro e Belvedere Marittimo, ancora oggi intatte e visibili, a dimostrazione dell'esperienza e della qualità della sua impresa.

Nel 1980, Musella iniziò a lavorare al progetto per la realizzazione del Porto Turistico di Bagnara, e partecipò in seguito alla gara d'appalto, che però fu vinta dalla famiglia catanese dei Costanzo, uno di quei Cavalieri dell'Apocalisse mafiosa descritti da Pippo Fava.

L'Ingegnere denunciò alla magistratura diverse irregolarità nell’aggiudicazione di quell’appalto e riuscì ad ottenere l’annullamento della gara. Il nuovo bando avrebbe avuto luogo a metà maggio del 1982, ma Musella non vi avrebbe mai partecipato. Venne ucciso prima. E fu così che il 3 maggio l'auto dell'ingegner Musella, una Mercedes 240, venne imbottita di esplosivo. Quando alle 8:35, come ogni mattina, l’ingegnere scese dalla sua abitazione per salire in macchina e recarsi al lavoro, la moglie fece appena in tempo a fargli un ultimo saluto dal balcone e l'auto saltò in aria.

L'esplosione fu così potente da ferire altre 4 persone innocenti fra cui un bambino di 8 anni. Oltre dieci auto parcheggiate nelle vicinanze subirono dei danni, così come i palazzi intorno.

Tra gli interventi anche quello di Simona dalla Chiesa, figlia del generale e prefetto di Palermo, che ha portato la sua testimonianza di una dei tanti famigliari figli delle vittime di mafia.

“Per non dimenticare”. È questo il monito di ogni evento e celebrazione che pone come principio fondamentale del loro essere l’invito a far sì che il tempo non faccia cadere nel dimenticatori episodi efferati e criminali che non finiremo mai di biasimare e condannare, di far sì che non tramonti mai il ricordo dei giusti che ieri come oggi non hanno esitato a dare la vita a causa della giustizia e della verità e soprattutto a inculcare nelle giovani generazioni il primato della legalità e di tutto ciò che contribuisce alla crescere e al benessere della società civile, della città degli uomini, nella quale tutti dobbiamo fare la nostra parte per renderla sempre più vivibile e pacifica, e perché anche più religiosa e cristiana.


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