
L'ultima enciclica di Papa Francesco è stata presentata la sera di lunedì 27 gennaio presso il Salone parrocchiale di San Paolo a cura del MEIC diocesano. Una serata ricca di spunti sulla Dilexit nos è stata vissuta dai presenti. Anna Raffa e di Vanna Placido hanno presentato le riflessioni del Papa sulla spiritualità del Sacro Cuore offrendo numerosi spunti sulla dimensione affettiva della vita di fede.
Riportiamo di seguito la presentazione:

Riflettendo sul titolo Vanna ha notato che il verbo è al tempo perfetto in latino. Quindi il papa mette in rilevo che Dio ci ha amato da sempre, fin dalla creazione e leggendo questa enciclica ci è sembrato di vedere una preoccupazione nelle parole del Pontefice: l’amore di Gesù per noi non trova una nostra risposta adeguata e la devozione al Sacro Cuore non è presa nella dovuta considerazione e a certi livelli teologici e spirituali è considerata con una certa sufficienza. Questo forse è anche il motivo per cui cita spesso i Santi e i Padri della Chiesa per sottolineare l’importanza dei sentimenti in Gesù Cristo.
Ma andiamo con ordine: all’inizio si mette in rilievo come sin dall’antichità il termine cuore non è usato come specifico di un organo del corpo, ma come espressione del pensiero e del sentimento dell’uomo che nel cuore ha il suo centro unificatore, che conferisce a tutto ciò che vive la persona lo sfondo di un senso e di un orientamento. (3). Anche nella Bibbia il cuore è il nucleo che sta dietro ogni apparenza, anche dietro i pensieri superficiali che ci confondono. Pensate ai discepoli di Emmaus che si sentono ardere il cuore lungo il cammino con Gesù. (4) Le domande fondamentali della vita: chi sono, cosa voglio essere, qual è il fine della mia vita mi portano al mio cuore, al di là delle apparenze. Al n.9 si afferma: In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le loro forze, convinzioni, passioni, scelte. (10) Il cuore ha avuto poco spazio nel grande pensiero filosofico. Si sono preferiti altri concetti come quelli di ragione, volontà o libertà. (11) Se il cuore è svalutato si svaluta anche ciò che significa parlare dal cuore, agire con il cuore…. perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare, perdiamo l’incontro con gli altri… perdiamo ..le nostre storie. Il cuore indica l’uomo nel suo insieme, corpo e spirito e ci fa conoscere più pienamente una realtà (16 e anche il 17). (19) Il cuore è anche capace di unificare e armonizzare la propria storia personale… questo è ciò che il vangelo esprime nello sguardo di Maria, che guardava con il cuore (custodiva … conservava con cura).
(20) nell’era dell’intelligenza artificiale …per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. I propri ricordi.
(21) ogni essere umano è stato creato per l’amore, è fatto per amare ed essere amato. Sentire e amare il Signore è cosa del cuore (27). Il Cuore di Cristo è estasi, è uscita, è dono, è incontro. In Lui diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia. (28)
Nel capitolo 2 è presentato Gesù nella sua umanità, nel suo amore concreto e sensibile, che si esprime in parole, tenerezza, compassione. È compagno di strada, dialoga con tutti, malati e peccatori, li tocca, osserva con benevolenza, è attento alla persona, non giudica. Il suo amore è al centro di tutto, non teme di nascondere i suoi sentimenti.
E così, quando la nostra devozione si volge al Cuore di Gesù, non è un culto di un organo separato dalla sua Persona perché il suo Cuore manifesta la sua immensa carità (48), e l’adorazione è rivolta a Cristo vivo (50). L’immagine venerata di Cristo, dove risalta il suo cuore amoroso, ha nello stesso tempo uno sguardo che chiama all’incontro, al dialogo, alla fiducia; ha mani forti capaci di sostenerci, ha una bocca che ci rivolge la parola in modo unico e personalissimo. (54). Non dobbiamo dimenticare che l’immagine del cuore ci parla di carne umana, di terra, e perciò ci parla anche di Dio che ha voluto entrare nella nostra condizione storica, farsi storia e condividere il nostro cammino terrestre (58). A questo proposito segue poi una lunga citazione dei Padri della Chiesa sia d’Oriente che d’Occidente. (62)
Ma se la devozione al Sacro Cuore è marcatamente cristologica non bisogna dimenticare che Gesù è la via che conduce al Padre così come vediamo nei Vangeli e nelle lettere di S. Paolo (nr. 71-74) e che questo Cuore arde di Spirito Santo, che agisce sempre ed è sempre presente (75) e ci orienta al Padre (77).
Il culto al Sacro Cuore è stato proposto sia da diversi Papi che da numerosi Santi come una risposta … a forme di spiritualità rigoriste e disincarnate come il giansenismo dimenticando la misericordia del Signore in un mondo che cerca di costruirsi senza Dio. (80). Questa devozione è sorta in un periodo in cui il giansenismo guardava con sospetto a tutto ciò che era umano, affettivo e corporeo ed conserva ancora la sua attualità come invito a riconoscere nella partecipazione all’Eucarestia l’amore gratuito e vicino di Gesù che chiama all’unione con Lui. (84-86).

Nel IV Cap. L’ amore che dà da bere il Papa cita numerosi passi biblici in cui il dono dell’acqua è visto come dono che dà sia la vita materiale come nel deserto sia quella spirituale (93-95). Nel Vangelo di Gv. l’acqua dello Spirito è scaturita dal costato aperto di Gesù e nel Cuore trafitto di Cristo si concentrano, scritte nella carne, tutte le espressioni d’amore delle Scritture. Non si tratta di un amore semplicemente dichiarato, ma il suo costato aperto è sorgente di vita per quanti sono amati, è quella fonte che sazia la sete del suo popolo. Dal 102 al 108 è presentato questo amore senza riserve, acqua zampillante che è dono dello Spirito, con varie citazioni che vanno dagli Atti dei martiri ai nostri giorni, sia uomini che donne.
S. Francesco di Sales vedeva nel Cuore di Gesù un richiamo alla piena fiducia nell’azione misteriosa della sua Grazia. Per lui la devozione era ben lontana dall’essere una forma di superstizione perché significava una relazione personale con Cristo, in cui era riconosciuto da Lui e valorizzato per se stesso. E il credente diventa capace di abbandonarsi completamente in quel Cuore, dove trova riposo, consolazione e forza.
Le apparizioni a S. Margherita Maria Alacoque svelano il grande amore che Gesù ha per tutti noi. Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore.
Il papa ricorda l’esperienza di S. Charles de Foucault e di S. Teresa di Gesù Bambino che hanno avuto un rapporto con Gesù di cuore a cuore, e a cui ci si abbandona con piena fiducia.
S. Ignazio da Loyola negli Esercizi propone un’educazione del cuore per gustare il messaggio del Vangelo. Possiamo instaurare un dialogo con Gesù cuore a cuore e la conoscenza interiore del Signore non si costruisce con le nostre capacità, ma gli viene richiesta come dono. Lo stesso Papa Francesco afferma che nella devozione al Sacro Cuore trova una delle sorgenti più intime della sua vita interiore.

La devozione al Sacro Cuore è strettamente unita al desiderio di partecipare alle sue sofferenze con la consolazione, la compunzione e la riparazione.
Quando si contempla la ferita al costato di Gesù e le piaghe della sua corona di spine si vive nell’attualità del mistero della Passione e si vorrebbe consolare e alleviare le sue sofferenze (151-152). Non è un fatto del passato. Il Vangelo nei suoi vari aspetti non è solo da riflettere o da ricordare, ma da vivere, sia nelle opere d’amore che nell’esperienza interiore, e questo vale soprattutto per il mistero della morte e della resurrezione di Cristo. Le separazioni temporali che la nostra mente utilizza non sembrano contenere la verità di questa esperienza credente in cui si fondono l’unione con Cristo sofferente e al tempo stesso la forza, la consolazione e l’amicizia che godiamo con il Risorto.(156). Il desiderio di consolare Cristo, che parte dalla contemplazione di ciò che ha sofferto per noi ci fa riconoscere le nostre schiavitù, la mancanza di gioia nella fede, il nostro scarso amore nei suoi confronti e la mancata corrispondenza ai suoi progetti. (158). Tanto più aumenta questo desiderio, tanto più aumenta la compunzione del cuore del credente che si pente seriamente di aver rattristato Dio, ed è una grazia e viene richiesta nella preghiera (159).
In questa contemplazione del Cuore di Cristo donatosi fino all’estremo noi veniamo consolati. Il dolore che sentiamo nel cuore lascia il posto ad una fiducia totale e alla fine ciò che rimane è gratitudine, tenerezza, pace; rimane il suo amore che regna nella nostra vita. (161)
cap. V
Amore per amore
(166) La richiesta di Gesù è l’amore. E quando il credente lo scopre non ricerca sacrifici da fare o pesanti doveri da svolgere ma risponde amando Gesù a sua volta.
L’amore per Cristo si manifesta nell’amore per i fratelli e richiede la trasformazione del nostro cuore egoista riconoscendo Gesù negli scartati della società, ci aiuta a prestare maggiore attenzione alle sofferenze e ai bisogni degli altri, ci rende forti per partecipare alla sua opera di liberazione, come strumenti di diffusione del suo amore. (170-171)
Riprendendo l’immagine dell’acqua il Papa citando Santi e Padri della Chiesa afferma che grazie all’immensa sorgente che sgorga dal costato aperto di Cristo, la Chiesa, Maria e tutti i credenti, in modi diversi, diventano canali di acqua viva. In questo modo Cristo stesso dispiega la sua gloria nella nostra piccolezza.(176)
Un altro elemento della devozione al Sacro Cuore è la riparazione: siamo chiamati a costruire una nuova civiltà dell’amore (182). Cominciando da noi stessi nel rinunciare al peccato e nel riparare i danni arrecati (185), nel vivere seriamente la propria conversione. E chiedere il perdono è parte integrante della riparazione. Dio chiede la nostra collaborazione unendo strettamente giustizia e amore. Non ci può essere amore senza giustizia e così come afferma S. Teresa di Gesù Bambino la giustizia divina non viene saziata con l’offrire se stessi ma col permettere all’amore infinito del Signore di diffondersi senza ostacoli (196). Rinunciando al nostro ego percorriamo le vie dell’umiltà ricordando che per primo Cristo ci mostra la via dell’abbassamento. Dio è venuto a noi annientandosi, facendosi piccolo e nelle nostre opere di misericordia il suo Cuore viene glorificato e manifesta tutta la sua grandezza.(202).
In tutto questo lavorio intimo e nel servizio agli altri non si è da soli, si partecipa alla propria comunità, e alla Chiesa, ha un aspetto missionario che si dilata oltre i propri confini.
(218) Oggi tutto si compra e si paga, ma l’amore di Cristo è fuori da questo ingranaggio perverso e Lui solo è in grado di allargare il nostro cuore ad un amore gratuito capace di rinnovare la terra e la Chiesa, perché dalla ferita del costato sgorga un fiume che non si esaurisce e non passa e si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità. (219)
Possiamo concludere dicendo che la lettura di questa enciclica ci aiuta ad entrare nello spirito del Giubileo nel modo migliore. Essa apre i nostri cuori alla speranza donando gioia e luce perché ci infonde la certezza che sin dalle origini il Padre ci ha creato per amore e nel Figlio ci ama di un amore infinito. Gesù ci è vicino, ci custodisce e ci guida con il suo Spirito. Il Cuore di Cristo desidera riversare in noi il suo amore, vuole che ci apriamo a Lui, ci abbandoniamo a Lui con estrema fiducia, ricambiando questo amore da cuore a cuore verso di Lui e quindi verso i fratelli.