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“Credi tu questo?“ (Gv -11,26).

Immagine del redattore: AdminAdmin

- di Mirella e Pino Lamanna-

È la frase scelta per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si è svolta dal 18 al 25 gennaio. È la domanda che Gesù rivolge a Marta nel passo della resurrezione di Lazzaro.

In questa settimana vari sono stati gli incontri ecumenici organizzati nella nostra città e fra questi venerdì 24 gennaio vi è stata la celebrazione ecumenica del Credo niceno-costantinopolitano.

In questa occasione il Santuario San Paolo alla Rotonda ha accolto il nostro vescovo Mons. Morrone ed i rappresentanti di alcune chiese cristiane presenti nella nostra città.

Nella celebrazione sono state proclamate le affermazioni di fede del Credo accompagnate dalla lettura di brevi passi delle lettere di Paolo.

Padre Daniele Castrizio della chiesa greco-ortodossa e la diacona Monica Natali della chiesa valdese, hanno guidato la riflessione.

Padre Castrizio ha incentrato la sua riflessione sul nostro rapporto con Cristo e sul nostro essere cristiani. Egli ha attualizzato il messaggio evangelico con riferimento ai giorni nostri sottolineando lo scandalo delle guerre, in particolar modo quella fra Russia ed Ucraina ed Israele e Palestina senza dimenticare le altre che si stanno svolgendo nel mondo; con forza e convinzione ha più volte detto che basterebbe vivere “l’amatevi gli uni e gli altri” perché il disarmo su cui tanto si discute diventi realtà.

La diacona Monica Natali riprendendo un’affermazione dell’apostolo Paolo nella lettera ai romani (6,3-5), ha basato la sua meditazione sul “camminare in novità di vita non da soli, non da sole”. Ma quale novità? Quale vita? Una vita trasformata dal soffio dello Spirito che "è certezza della presenza di Dio in mezzo a noi e che ci fa vivere con pienezza e responsabilità con  fratelli e sorelle, compagni e compagne di viaggio e con chiunque il Signore ci mette accanto per camminare insieme, sospinti ed indirizzati dal Suo Spirito. La vera novità è la consapevolezza e la gioia di essere in molti, in molte, tutti diversi, tutte diverse come le membra di un corpo che vivono in una relazione di interdipendenza le une con le altre; nessuna basta a sé stessa; ciascuna è completa grazie all’altra. La vera novità è essere unità ma non uniformità: perché la diversità è dono di Dio; la diversità è espressione della grazia e della sua sfaccettata ricchezza”

La celebrazione si è conclusa con l’intervento di Mons Morrone che ha espresso la sua gioia per questo momento di profonda unità.

Per noi presenti è stata un’occasione di ascolto attento e di accoglienza del pensiero espresso da fratelli di altre chiese cristiane. Dalla conoscenza reciproca nasce l’amore, ci si scopre fratelli, si vede quanto abbiamo in comune. È un ecumenismo che potremmo definire del “cuore” in cui i fedeli delle diverse confessioni camminano insieme l’uno accanto all’altro con cuore aperto e sincero per scoprire le ricchezze reciproche e farsene dono.

È una grande sfida! Ma siamo convinti che il più grande teologo è Gesù e se Gesù è in mezzo a noi, Egli che è Carità e Verità, e se noi faremo lo sforzo di cercare ciò che ci unisce, Gesù fra noi ci farà superare quelle divergenze che ancora ci separano. Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.


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