Carità bene di tutti
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- 5 giorni fa
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- di Caterina Serranò -

All’inizio del nuovo anno pastorale, noi operatori Caritas e San Vincenzo insieme a Don Nino abbiamo avvertito l’esigenza che in parrocchia, oltre gli incontri sul cammino di Azione Cattolica, sulla liturgia, fosse necessaria una formazione sulla carità che coinvolgesse tutta la comunità affinché ognuno si senta partecipe alle necessità dell’altro nel servizio dei fratelli, nel crescere nell’amore.
Si è chiesto alla Caritas diocesana di accompagnarci in questo percorso e giorno ventotto ottobre uno dei formatori, Lidia, è venuta a dare testimonianza del suo servizio ed a coinvolgere i partecipanti nel percorso caritativo.
Si è partiti dalla definizione di carità. Wikipedia dice che “carità” è un termine che indica un grande amore incondizionato, disinteressato e fraterno. È una delle tre virtù teologali insieme a fede e speranza e sappiamo che San Paolo nella prima lettera ai Corinzi scrive “Queste le tre cose che rimangono la fede, la speranza e la carità, ma di tutte la più grande è la carità”.
Noi cristiani dobbiamo attingere ad altre fonti e, oltre la “Parola” che deve accompagnare tutto il nostro agire, riprendere in mano il Catechismo delle Chiesa Cattolica che definisce la carità “virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso ed il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio” (CCC 1822). In questa definizione al centro c’è Dio ed il suo amore per il prossimo. Ecco che allora vivere la carità è lasciarsi amare da Dio e fare spazio nella propria vita all’altro. Inoltre leggiamo (CCC 1829) “La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza, suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione”

Simbolo della carità è il cuore che rappresenta l’amore; questo cuore è rosso, invece, Lidia, ha portato un cuore verde, formato da licheni che ha suscitato curiosità e stupore, invitando tutti i presenti all’incontro a prenderlo tra le mani per avvertire quella sensazione di vita e speranza che ogni cristiano deve trasmettere. In seguito ha estratto da un suo zainetto colorato e fanciullesco (come talvolta dovrebbe essere l’operatore caritas) dei mattoncini e, dopo averne distribuito uno ciascuno si doveva, nella diversità degli agganci, trovare il lato che combaciava, comprendendo che bisogna fare squadra per costruire qualcosa di bello e duraturo.
Questo primo incontro di formazione ha suscitato interesse e partecipazione, abbiamo riscoperto che la carità non è impegno soltanto dei volontari Caritas e San Vincenzo ma di tutta la comunità che deve essere informata e coinvolta nei bisogni, nelle criticità, nelle necessità del territorio e di chi vi abita.
Nell’enciclica Deus caritas est Benedetto XVI al primo capitolo scriveva “Il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ami e posso dare all’altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo d’amore di cui egli ha bisogno”.
Alla fine della nostra vita saremo giudicati sull’amore.



