Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore(Is 35,8.10)
Grati per l’opportunità di ritrovarci insieme a vivere questo tempo natalizio, avverto il desiderio di condividere qualche pensiero volto ad accompagnare il nostro cammino verso il Signore.
La Parola di Dio, soprattutto in questo tempo di Natale, ci pone dinanzi una duplice realtà: la gloria di Dio e l’umiltà della carne. Tutto ciò richiede un profondo atto di fede, perché si giunga a riconoscere e professare che in Gesù Cristo è avvenuto l’innesto della gloria nell’umiltà. Infatti, in questo evento, che celebra l'abbassamento del Figlio di Dio, rintracciamo la logica salvifica dell'Amore che si mette alla ricerca dell'amato e che lo raggiunge fino al punto più basso. Tale movimento si rende possibile proprio perché l'Amore si è fatto "Via" che conduce alla vita, "perché la vita si è fatta visibile e noi l'abbiamo veduta" (1Gv 1,2).
Tale mistero, che in Cristo trova la pienezza del suo svelamento, si presenta come un evento carico di luce, che dallo stesso evangelista Giovanni attingiamo come una verità: “veniva nel mondo la luce vera, la luce che illumina ogni uomo” (Gv 1,8).
Gesù, il Figlio di Dio, colui che nel Credo professiamo "Luce da Luce", attraverso l'umiltà della carne, ci rende visibile lo splendore della gloria, quella gloria che, per generazione, riceve e gode dal Padre. Così il "generato, non creato, della stessa sostanza del Padre", mediante la cooperazione provvida di Maria, diviene "creatura" e raggiunge quanti “giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 1,79).
Soffermare la mente su questo evento stupendo risulta tanto complesso quanto affascinante, proprio come puntare lo sguardo verso il sole. È forse possibile trattenere a lungo lo sguardo sul sole, senza doverlo presto scostare? Eppure, Colui che è anche Creatore degli astri, ci fa godere della sua luce intramontabile e ci rallegra allo splendore di questa luce.
L’incarnazione del Figlio di Dio, cari fratelli e sorelle, intercetta e interessa il desiderio umano d’immortalità e, proprio mediante il dono dell’Immortale che, entrando nel tempo, si sottomette al contingente fino a morire, viene soddisfatto in noi questo bisogno di eternità. I nostri occhi, che in Adamo languivano al desiderio di un’immortalità, ma senza Dio, ora contemplano nel bambino Gesù il frutto vero che, ricevuto e non rubato, offre a noi il dono di una vita che non conosce tramonto.
È soprattutto nel dono dell’eucaristia che facciamo esperienza di questo accoglierlo in noi, per avere vita, perchè per questo è disceso dal cielo, perchè “chiunque mangia di lui non muoia” (cfr. Gv 6,50)
Voglia il Signore, come conseguenza di questo mistero che chiede di abitare in noi, restituirci l’innocenza del cuore, alimentando il desiderio di immergerci in Lui con lo stesso entusiasmo di un bambino che si getta verso le onde del mare e poi si lascia coccolare da esse.
Con questi sentimenti, nell’augurare a tutti un sereno Natale, prego perchè si “ridesti il cuore dal sonno” e si generi in tutti noi un movimento che va dalle periferie esistenziali del nostro piccolo mondo verso il centro di Dio che tutti ci attrae.
don Simone